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Sunday 23 November 2014

COSE CHE VENGONO DAL NULLA

Ed ecco la versione in italiano (non perfetta, scusatemi) del Blog precedente "Things that come out of the blue". Come sapete, generalmente scrivo soltanto in inglese, ma in questo caso, dalla richiesta specifica dei miei amici e conoscenti di lingua italiana, ho fatto uno strappo alle regole.



A volte le cose vengono dal nulla. Mi ero sempre lusingata di essere di fisico sanissimo, che la malattia non fosse cosa mia. Ma dopo 2 settimane in ospedale a Sorrento grazie ad un virus auto immune che ha attaccato con gusto il mio corpo e in particolare una delle mia gambe, ho dovuto ammettere ed accettare che forse non sono indistruttibile quanto mi illudevo.
Sdraiata nel letto per ore e ore, incapace di muovermi, c’era parecchio tempo per pensare.
Come sapete, uno dei più grandi piaceri della mia vita è stare all’aria aperta, camminando lungo i nostri sentieri e non solo. La fine settimana ritorno in vita, libera dalle restrizioni di un ufficio con poca luce naturale, assorbendo i panorama, la luce del giorno, l’aria fresca, i fiori e le farfalle, svuotando la mente del bagaglio quotidiano e rigenerandomi.
All’improvviso questo non era possibile, ma peggio ancora, c’era la possibilità che non sarebbe stato possibile mai più, o al meglio soltanto in forma ridotta e diluita. Avevo paura.
Di notte, quando non riuscivo ad addormentarmi, immaginavo di camminare, scegliendo uno dei miei sentieri preferiti, seguendolo nella mia testa, godendo il paesaggio, i profumi e i suoni lungo il percorso. Qualche volta arrivavo alla mia destinazione, qualche volta riuscivo ad addormentarmi per un po’ prima del brusco risveglio dai rumori dell’ospedale o dal dolore, che mi riportavano alla realtà. Queste camminate notturne erano una consolazione, ma a volte anche una disperazione.
Ero fortunata. La mia stanza aveva un balcone e da lì c’era una vista a 180 gradi della campagna circostante: le colline di Priora, i boschi delle Tore, Monte Vico Alvano con la sua croce in ferro, Monte Comune, una parte di Faito con Conocchia e Il Molare. 
Non appena stavo un po’ meglio, uscivo fuori per qualche minuto fissando questi luoghi familiari e dicendomi di avere pazienza, che prima o poi vi sarei ritornata.
E non vedo l’ora.

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